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Chiesa di San Lorenzo

Autore:
Periodo:

1422-1461 circa


Committente / Collezionista:
Luogo:

Firenze (quartiere di San Giovanni, gonfalone del Leon d'Oro)


La chiesa di San Lorenzo è a croce latina a tre navate con cappelle lungo tutto il perimetro, tranne in facciata. Una cupola si innesta all’incrocio dei bracci del transetto. La planimetria è articolata secondo l’asse di simmetria mediano, con la moltiplicazione di un modulo corrispondente alla ampiezza di una campata a pianta quadrata con il lato di 11 braccia fiorentine. I colori e i materiali sono quelli consueti dell’architettura brunelleschiana: il bianco dell’intonaco per le pareti e il grigio della pietra serena per le modanature. Le partiture proporzionali, in pianta e nell’alzato, generano un impianto prospettico che conferisce coerenza e unità all’insieme. La navata centrale è delimitata rispetto a quelle laterali da serie di colonne monolitiche con capitello corinzio e alto pulvino che sostengono archi a tutto sesto; a tali colonne corrispondono sulle pareti delle navate laterali paraste anch’esse con capitelli corinzi. Il soffitto è a lacunari.

Nel 1418, Matteo Dolfini priore di San Lorenzo ebbe dal Comune di Firenze il permesso di fare abbattere gli edifici molto degradati situate a ridosso della sua vecchia chiesa, per poter avviare l’edificazione di una nuova chiesa iniziando dal transetto. San Lorenzo, con San Marco, era la chiesa più importante nel gonfalone del Leon d’Oro. Consacrata cattedrale nel 393 da Sant’Ambrogio e dedicata al martire Lorenzo, l’antica chiesa risaliva — secondo la tradizione — al IV secolo agli albori della comunità cristiana a Firenze. Al posto del primitivo edificio ambrosiano fu ricostruita una struttura in stile romanico, riconsacrata nel 1059. Era tale chiesa che il Dolfini voleva ricostruire, forse avendo lui stesso predisposto un progetto di massima.
Il 10 agosto 1421, in una solenne cerimonia, il Dolfini inaugurò i lavori, ma potè seguirli per ben poco perché alla fine dell’anno morì. Nel frattempo Giovanni di Bicci de’ Medici si era inserito fra coloro che concorrevano all’edificazione del nuovo transetto apportando un contributo finanziario rilevante: infatti aveva affidato a Brunelleschi la realizzazione della propria cappella funeraria (detta poi la Sagrestia Vecchia) e di una cappella adiacente situate nel braccio destro (si vedano le Schede Correlate). Probabilmente alla morte del Dolfini, allo stesso Brunelleschi fu affidato il progetto dell’intera chiesa.
I lavori procedettero lentamente. Nel 1429, quando Giovanni di Bicci morì, erano compiuti solo la Sagrestia Vecchia, la cappella accanto intitolata ai Santi Cosma e Damiano, entrambe sotto il patronato del Medici, e poco altro.
Nel maggio del 1433 Cosimo il Vecchio de’ Medici, figlio di Giovanni, è ricordato in un documento fra i sei Operai provveditori della basilica. Nel marzo del 1434 — mentre Cosimo era in esilio — la Signoria di Firenze approvò due risoluzioni che consentivano lo sgombero e l’abbattimento di botteghe e case misere e fatiscenti appartenenti ai canonici di San Lorenzo situate nella piazza San Lorenzo davanti a Palazzo Della Stufa. L’intento dichiarato era quello di ingrandire la piazza in vista dell’edificazione della nuova chiesa, anche se forse i principali promotori dell’intervento urbanistico furono i Della Stufa stessi che desideravano sgomberare l’area prospiciente al proprio palazzo. Nel giugno del 1434 il Capitolo di San Lorenzo riunito nella Sagrestia Vecchia stilò un rogito in cui fissava alcune norme che avrebbero dovuto seguire i patroni della varie cappelle gentilizie nella scelta del loro corredo; vennero inoltre stabilite le modalità con cui far procedere i lavori ormai praticamente fermi: l’obiettivo era di accelerare il completamento del transetto e di realizzare il corpo longitudinale corredato delle sue cappelle (che ora si prevedono di forma semicircolare) mantenendo una coerenza di insieme. Tale documento fa presupporre che Brunelleschi era ormai al di fuori del cantiere, che comunque continua ad essere praticamente inattivo.
Nel 1440, su indicazione del priore Benedetto Schiattesi, il Capitolo delibera che la cappella maggiore sia assegnata a qualsiasi patrono. Fu allora che Cosimo il Vecchio de’ Medici, ormai affermato economicamente e politicamente nella contesto cittadino, si fece personalmente avanti. Dopo il 1441 assunse quasi l’intero onere della costruzione impegnandosi a far compiere i lavori fino alle prime tre campate del corpo longitudinale. Intanto nel 1446 moriva Brunelleschi senza vedere ultimata la sua opera, il cui progetto era ormai oggetto di verifiche e aggiustamenti da parte dei nuovi responsabili della costruzione: per esempio, la cappella maggiore ampliata, la cupola col tiburio, la contrazione del transetto. I lavori finalmente ripartirono sia pure fra rallentamenti e interruzioni: nel 1442 fu edificata la crociera con i quattro pilastri; nel 1444 fu iniziato il rivestimento lapideo dei pilastri e si realizzarono le prime cappelle; nel 1445 si fecero i ponteggi per voltare le cappelle; nel 1446 fu costruito il tetto della cappella maggiore; nel 1447 si comincia a pavimentare il transetto; vennero quindi assegnato il patronato delle cappelle Corsi e Martelli; fra il 1449 e il 1450 si avviarono i lavori delle navate laterali.
Dagli anni quaranta il cantiere di San Lorenzo fu probabilmente diretto da Michelozzo, allora erede delle principali imprese del grande architetto. Del resto Michelozzo dal 1444 era impegnato in un’altra grande opera commissionata dai Medici posta a pochi passi da San Lorenzo: il grande palazzo in via Larga che lo occupò per oltre un decennio.
Dal 1457 il cantiere laurenziano fu poi diretto dal capomastro Antonio Manetti Ciaccheri. Finalmente nel 1461 fu consacrato l’altar maggiore, mentre proseguivano i lavori per le ultime cappelle delle navate e per latri locali del complesso. Intanto nel 1464 Cosimo il Vecchio veniva sepolto davanti all’altar maggiore, in corrispondenza della lapide a marmi e pietre dure intarsiati situata all’incrocio del transetto con l’abside, entro un pilastro nella cripta sottostante.
Le vicende secolari della basilica e del suo corredo artistico e liturgico sono strettamente legate al mecenatismo della famiglia Medici, che per sempre scelse San Lorenzo come la chiesa elettiva di una intera dinastia e il suo sepolcreto.

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