Oggi chiuso

Erote dormiente, con attributi di Ercole

Autore:
Periodo:

Copia di età tardo romana (III sec. d. C.), da prototipo medio-ellenistico


Committente / Collezionista:
Luogo:

Firenze, Galleria degli Uffizi


Inventario:

inv. 1914 n. 279.


Link:

Gallerie degli Uffizi

Marmo nero, lungh. cm. 128.

Di restauro: parte superiore dell’ala destra; i piedi; il pollice e l’indice della mano sinistra; il bordo del corno potorio; le falangi della mano destra; molte capsule di papavero (Giovinezza… 1999).

Il piccolo Erote, dai tratti infantili, nudo e dotato di lunghe ali, giace addormentato supino su una pelle di leone, di cui si vedono distintamente la testa e le zampe. La pelle, tradizionale attributo di Ercole, è distesa su una superficie rocciosa. L’Erote tiene il braccio destro disteso all’indietro sopra la testa e con la mano regge un mazzo di capsule di papavero; invece ha il braccio sinistro disteso lungo il fianco con la mano poggiata su corno potorio, destinato a contenere il succo di fiori che inducono il sonno. L’Erote presenta attributi (papavero, farfalla, pelle leonina) che rimandano alle figure di Ercole e di Hypnos e in generale all’iconografia di opere di destinazione funeraria.

Napoli, collezioni di Ferdinando I d’Aragona (1490 ca.) (?); Firenze, collezioni di Lorenzo il Magnifico (?); Guardaroba Medicea (dal 1553); Tribuna degli Uffizi (1589-1784); Galleria degli Uffizi. La scultura è in genere ritenuta un’opera tarda, databile nel III sec. d. C., derivata da un tipo noto attraverso varie copie romane, di cui la migliore si trova a Malibu (Söldner 1986, pp. 9096, 624 n. 52). Invece di recente, si è proposto una datazione moderna, intorno alla metà del Cinquecento (Saladino, in La reggia… 2003). L’Erote dormiente in marmo nero è stato identificato con una delle sculture antiche che Lorenzo il Magnifico ricevette in dono da Ferdinando d’Aragona re di Napoli, per il tramite di Giuliano da Sangallo (Morricone Martini 1989; Hirst 1994; Weil-Garris Brandt 1999). Tale proposta di identificazione viene avanzata dalla critica in alternativa a quella dell’Erote in marmo bianco, conservato anch’esso agli Uffizi (inv. 1914 n. 392; si veda la scheda relativa per ulteriori notizie). Documentato nella Guardaroba Medicea dal 1553, l’Erote dormiente in marmo nero è ricordato dal Vasari (1568) in Palazzo Pitti nella Sala delle Nicchie, il salone al centro del primo piano dove Cosimo I riunì una importante scelta di statue antiche. Nel 1574 risulta nella stanza adiacente alla Cappella e nel 1589 entra nella Tribuna degli Uffizi, dove rimase fino al 1643, quando viene trasferito nel Corridoio meridionale della Galleria. Nel corso del Settecento, probabilmente a causa dello scarso apprezzamento, l’Erote in marmo nero è stato trasferito nel Gabinetto delle Miniature, nel Corridoio di Ponente e infine nei depositi. Solo di recente è tornato di recente per riprendere la propria posizione in Galleria nel corridoio di mezzogiorno.