Oggi chiuso

Giuditta

Autore:
Periodo:

1480 circa


Luogo:

Washington (D.C.), National Gallery of Art


Link:

National Gallery of Art, Washington

Tempera su tavola con lumeggiature di oro in conchiglia e d’argento; il tergo dipinto a finto marmo; cm. 30×18.

Giuditta, vestita in peplo bianco e leggero e manto azzurro, ripone la testa di Oloferne appena tagliata nella sacca tenuta aperta dall’anziana serva. Questa è vestita all’orientale con pantaloni e turbante bianchi e tunica gialla. Giuditta è all’apertura della tenda del guerriero ucciso, incorniciata dai lembi sollevati. Alle spalle dell’eroina sulla sinistra si intravede il piede di Oloferne adagiato sul proprio letto sontuoso.

Firenze, Palazzo Medici, studiolo di Lorenzo (1492). Carlo I (?), prima del 1624; William Herbert, 3rd Earl of Pembroke, fino al 1630; Wilton House (Wiltshire), Pembroke Collection, 1630-917; vendita Sotheby’s, Londra, 5-10 luglio 1917; Agnew’S and Duveen, 1917; Carl Hamilton, New York; Duveen, 1921-23; Elkins Park (Pennsylvania), Lynnewood Hall, Joseph E. Widener. Il dipinto, la cui attribuzione ad Andrea Mantegna è stata di recente ribadita (A. Conti, in Il giardino di San Marco…, 1990), è identificabile con la “tavoletta” raffigurante una Giuditta con la testa di Oloferne registrata dall’inventario dei beni del Magnifico del 1492 nello studiolo. Nel documento l’opera è riferita ad “Andrea Squarcione”, nome con cui era talvolta chiamato Mantegna (da non confondere con Francesco Squarcione, suo maestro). L’opera ha una valutazione fra le più alte dell’inventario: venticinque fiorini, come la tavola con “storie dei santi padri” dell’Angelico (da alcuni identificata con la Tebaide degli Uffizi, suscitando pareri assai discordi). Infatti presso le signorie del Quattrocento e le loro collezioni principesche, le opere del Mantegna erano valutate quasi come i pezzi antichi, essendo egli reputato il pittore più importante d’Italia. Il medesimo inventario registra un’altra opera attribuita a Squarcione, un San Sebastiano nella camera di Lorenzo, anch’essa da riferirsi a Mantegna. Invece il Ritratto di Carlo de’ Medici degli Uffizi, non è citato dall’inventario del 1492, anche se è documentato nelle collezioni medicee nel Cinquecento. Databile intorno al 1480, la Giuditta di Washington è probabilmente ricordata da Lorenzo in una lettera del 1481 in cui il Medici ringrazia il pittore di avergli mandato una sua opera dipinta. In particolare a Firenze, dove il Mantegna aveva sostato nel 1466, il pittore dei Gonzaga era molto apprezzato e le sue opere – difficili da ottenere – molto ambite. Il 23 febbraio del 1483 il Magnifico visitò la bottega di Mantegna a Mantova, dove ammirò anche teste scolpite e altre antichità collezionate dal pittore.