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Ercole e Anteo

Autore:
Periodo:

1478 circa


Committente / Collezionista:
Luogo:

Firenze, Museo Nazionale del Bargello


Inventario:

inv. Bronzi, n. 280


Bronzo, h. cm. 46 (con la base).

Il bronzetto rappresenta Ercole, riconoscibile dalla pelle del leone stretta in vita, che solleva da terra e stritola Anteo. Il soggetto si riferisce a una delle innumerevoli imprese affrontate dall’eroe, narrate dal mito. Durante il suo passaggio in Libia, alla ricerca dei pomi d’oro, Ercole affrontò il gigante Anteo, figlio di Nettuno (dio del mare) e di Gea (dea della terra), il quale obbligava qualsiasi viaggiatore a lottare contro di lui, per poi immancabilmente ucciderlo. Infatti, Anteo era invulnerabile finché toccava terra, rimanendo così in contatto con sua madre. Ercole allora lo sollevò staccandolo dal suolo e stritolandolo contro il proprio corpo lo soffocò. Il bronzetto poggia su una base triangolare, a sua volta in equilibrio su tre tartarughe.

Firenze, Palazzo Medici (1492) (?); Guardaroba Medicea (almeno dal 1560); Casino di San Marco (1588); Galleria degli Uffizi (dal 1753); Museo Nazionale del Bargello. Considerato il prototipo dei bronzetti moderni — in particolare rinascimentali —, l’Ercole e Anteo (ora al Bargello) è stato identificato con il bronzetto ricordato dall’inventario dei beni del Magnifico del 1492 in Palazzo Medici nella camera del suo secondogenito Giuliano (poi duca di Nemours). Nella medesima stanza c’erano anche il rilievo bronzeo con la Crocifissione, riferibile allo stesso Bertoldo. Prima di Giuliano, nato nel 1479, la camera era stata di Giovanni di Cosimo (1421-1463), di cui c’era ancora il ritratto in busto, e poi di Giovanni (il futuro papa Leone X), primogenito del Magnifico presto avviato alla carriera ecclesiastica. L’identificazione con il bronzetto menzionato nell’inventario del 1492 è stata di recente messa in discussione a causa delle misure dell’opera inventariata diverse da quelle della scultura del Bargello e per il valore assai scarso (2 fiorini) attribuitole (Caglioti 2000). Nonostante tali incertezze, generalmente la critica propende a ritenere che il bronzetto sia stato commissionato al Pollaiolo dal Magnifico, certo prima della partenza dell’artista per Roma nel 1484. Del resto ai gusti del Magnifico (Acidini Luchinat 1991) rimandano le caratteristiche dell’oggetto, quali le ridotte dimensioni proprie di un’opera preziosa destinata ad ambienti privati e la raffinata ricercatezza del genere antico recuperato, dietro memoria di opere antiche prestigiose come l’Ercole appartenuto a Nuvius Vindex lodato da Stazio e Marziale. La fusione imperfetta e la rinettatura incompiuta in più punti, specie nel piedistallo, spinge a anticipare ancora la datazione alla fine dell’ottavo decennio del Quattrocento. La scultura, che probabilmente si ispira a modelli antichi trasmessi da gemme o pitture vascolari, riflette i principi teorici sulla rappresentazione della figura in movimento fissati da Leon Battista Alberti nel De statua, che indica proprio il tema di Ercole e Anteo come soggetto esemplare per la loro applicazione. Ercole e le sue imprese erano un tema ricorrente nelle opere, commissionate e collezionate dai Medici. Per il palazzo di via Larga, lo stesso Pollaiolo aveva collaborato con il fratello Piero nel realizzare le grandi tele con le Fatiche nella sala grande dagli anni sessanta e, in data più recente, aveva dipinto le piccole tavolette (ora agli Uffizi) destinate a un ambiente più riservato come uno scrittoio. Verso la metà del XVI secolo il bronzetto del Pollaiolo risulta che passò nella Guardaroba di Cosimo I. Momentaneamente nel Casino di San Marco, fece parte della raccolta di don Antonio de’ Medici (1588). Nel Settecento entrò nella Galleria degli Uffizi e infine, nel secolo seguente, passò al Museo Nazionale del Bargello.

  • C. Acidini Luchinat, Il mecenatismo familiare, in “‘Per bellezza, per studio, per piacere’ Lorenzo il Magnifico e gli spazi dell’arte”, a cura di F. Borsi, Firenze, Cassa di Risparmio di Firenze, 1991, pp. 101-124.
  • F. Caglioti, Donatello e i Medici. Storia del David e della Giuditta, Firenze, Olschki, 2000, 2 voll. (‘Fondazione Carlo Marchi per la Diffusione della Cultura e del Civismo in Italia/ Studi’; 14), p. 260.
  • Eredità del Magnifico, 1492-1992, catalogo della mostra (Firenze) a cura di G. Gaeta Bertelà, B. Paolozzi Strozzi, M. Spallanzani, Firenze, S.P.E.S., 1992, pp. 12-15 n. 3 (B. Paolozzi Strozzi; con bibliografia).
  • L.D. Ettlinger, Antonio and Piero Pollaiuolo, Oxford, Phaidon Press, 1978, pp. 51-52, 147 (con bibliografia).
  • A. Galli, I Pollaiolo, Milano, 5 Continents Editions, 2005 (‘Galleria delle Arti’; 7).
  • Libro d’Inventario dei beni di Lorenzo il Magnifico, a cura di M. Spallanzani e G. Gaeta Bertelà, Firenze, S.P.E.S., 1992, c. 38v.
  • E.J. Olszewski, Framing the moral lesson in Pollaiuolo’s Hercules and Antaeus, in “Wege zum Mythos”, a cura di L. Freedman, Berlin, Mann, 2001 (‘Ikonographische Repertorien zur Rezeption des antiken Mythos in Europa: Beihefte ‘; 3), pp. 71-87.
  • A. Wright, The myth of Hercules, in “Lorenzo il Magnifico e il suo mondo”, atti del convegno internazionale di studi (Firenze, 9 – 13 giugno 1992) a cura di G.C. Garfagnini, Firenze, Olschki, 1994 (‘Atti di Convegni / Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento ; 19), pp. 323-339.

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