Carlo V d’Asburgo
Gand, 1500 - Yuste, 1558
Attività:
Principe dei Paesi Bassi (1506-56); Carlo I, re di Spagna; Carlo IV, re di Napoli (1516-1556); Carlo II, re di Sicilia (1516-1556); Carlo V, imperatore del Sacro Romano Impero (1519-1556)
Nato a Gand nel 1500, Carlo era secondogenito dell’arciduca d’Austria Filippo d’ Asburgo, principe dei Paesi Bassi e della Franca Contea, e di Giovanna la Pazza, figlia di Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia. Ancora piccolo, Carlo ereditò i possedimenti di due importanti dinastie europee, a causa di alcune morti precoci in famiglia e della oculata politica matrimoniale attuata dal nonno, l’imperatore Massimiliano I. Con la morte di Miguel, l’unico erede diretto in linea maschile alla corona di Spagna, e con la scomparsa di Filippo d’Asburgo, le corone iberiche si unirono agli stati asburgici e ai possedimenti di Borgogna nella persona di Carlo, ancora infante.
Questi rimase nei Paesi Bassi fino a diciassette anni. Fu affidato alle cure amorevoli della zia, Margherita d’Asburgo, reggente dei Paesi Bassi. Fra i suoi precettori c’erano Mercurino da Gattinara, consigliere politico, e Adriano da Utrecht, futuro Adriano VI.
Nel 1515 Carlo si emancipò e, fra sfarzose cerimonie, divenne principe dei Paesi Bassi. Nel 1517 salpò con quaranta navi per andare a prendere possesso della Castiglia e dell’Aragona, lasciate da Ferdinando il Cattolico alla sua morte. L’incontro fra l’amministrazione e i dirigenti fiamminghi con la nobiltà e la burocrazia spagnola fu molto difficile, ma incurante di ciò nel 1520 Carlo lasciò il paese incaricando come reggente il cardinale Adriano di Utrecht.
Le sue principali preoccupazioni erano rivolte sul fronte tedesco e italiano. Infatti con la morte di Massimiliano nel 1519, rimase vacante la corona imperiale a cui aspirava anche Francesco I re di Francia. Con la collaborazione delle grandi banche tedesche, in particolare i Fugger, Carlo sborsò quasi un milione di fiorini in contanti per pagare i principi elettori. Giunto presso la dieta riunita a Francoforte, ottenne così il titolo imperiale, trasmesso agli Asburgo sin dal 1438.
Carlo V, che pure era divenuto l’imperatore di tutta la cristianità, doveva affrontare il problema del particolarismo del popolo tedesco e il profondo rinnovamento religioso in atto nel paese. Infatti alla condanna di Lutero a Worms il 19 aprile del 1521 seguirono la guerra dei cavalieri e quella dei contadini (1524-1526), entrambe piegate dai principi territoriali.
Dal 1521 Carlo V impiegò tutte energie e le risorse del suo immenso impero nella lotta contro la Francia, prima sotto Francesco I e poi Enrico II. La posta in gioco era il predominio sul continente e sui mari. Il 24 febbraio 1525 Francesco I fu sconfitto a Pavia e fatto prigioniero, ma l’esercito francese resistette ancora a lungo nel tentativo di difendere i propri possedimenti. Con il trattato di Madrid del 14 gennaio 1526, Carlo V impose al re francese di rinunciare alla Lombardia in Italia e alla Borgogna. Il conflitto si riaprì subito: all’imperatore si contrappose la lega di Cognac, formata da Francia, Inghilterra, Firenze, Venezia e Stato della Chiesa. Ma ancora una volta Carlo V ebbe la meglio: i suoi lanzichenecchi attraversarono la penisola devastando e seminando terrore e nel maggio del 1527 entrarono in Roma mettendola a sacco e mettendo in pericolo la vita dello stesso pontefice, Clemente VII de’ Medici.
A Cambrai, il 3 agosto del 1529, Luisa di Savoia, madre di Francesco I, e Margherita d’Asburgo, zia di Carlo V, stipularono la pace, detta appunto “la pace delle due dame”. Tale atto confermava il patto di Madrid e impose alla Francia il pagamento di una ingente somma come riscatto per liberazione dei due principi francesi. Carlo V si imponeva così definitivamente in Italia, mentre a Francesco I veniva restituita la Borgogna.
Il 24 febbraio del 1530 a Bologna Clemente VII, presto riappacificato con Carlo V, lo incoronava imperatore. Da parte sua Carlo V impegnava le proprie truppe unite a quelle pontificie per riconquistare Firenze ai Medici, da dove erano stati cacciati in concomitanza al Sacco di Roma. L’imperatore imponeva il principato dinastico dei Medici su Firenze attribuendo ad Alessandro il titolo di duca.
Nel frattempo però Carlo V dovette affrontare due drammatici problemi: la spaccatura religiosa e politica provocata in Germania dalla nascita del protestantesimo e l’avanzata turca.
Infatti in terra tedesca i principi luterani e le potenti città mercantili del nord votarono la “Protesta” contro gli elettori cattolici della dieta imperiale riunita a Spira (1529). I protestanti giunsero così alla scissione religiosa, espressa nella Confessione di Augusta, e si coalizzarono militarmente nella lega di Smalcalda nel 1531.
Intanto l’esercito turco al comando di Solimano il Magnifico avanzava inesorabile e era giunto sulle sponde del Danubio. Nel 1529 erano arrivati alle porte di Vienna. La situazione sarebbe stata incontrollabile se si fosse costituita un’alleanza militare fra ottomani, francesi e protestanti. Per evitare tale minaccia, Carlo V fermò i ribelli tedeschi con l’Interim di Norimberga (1532), che rimandava la definizione di un accordo alla convocazione di un concilio. Francesco I invece cercò di approfittare di queste difficoltà e aprì la terza fase della guerra (1536-38). Dopo l’effimera pace di Nizza, la guerra si riaccese ancora e si concluse nel 1544 con la rinuncia a Milano da parte dei francesi stipulata con il patto di Crépy-en-Laonnois.
Intanto in occasione della dieta di Ratisbona nel 1541 Carlo V tentò di trovare un accordo con i principi protestanti, ma senza successo. Così entrò in guerra contro la lega di Smalcalda che sconfisse a Mühlberg il 24 aprile del 1547.
Consapevole che nella lotta contro eretici e infedeli fosse necessario proporre un modello edificante di Chiesa, Carlo V spinse Paolo III a convocare un concilio, che aprì le porte a Trento nel 1545. Nel contempo i continui impegni miliari su tutti i fronti, lo portarono a favorire lo sfruttamento delle risorse minerarie presenti nelle Indie conquistate (Perù, Cile, Venezuela) e a tollerare gli abusi dei conquistadores spagnoli. Rimasero infatti inattuate le Leyes nuevas de Indias (1542) che dovevano regolare i privilegi dei coloni nel Nuovo Mondo.
Fra il 1552 e il 1559 scoppiò la quinta guerra contro la Francia, allora retta da Enrico II e alleata dei principi protestanti. L’offensiva nemica lo costrinse a cedere i vescovadi di Metz, Toul e Verdun. Infine nel 1555 con la pace di Augusta fu costretto a riconoscere ai principi luterani la libertà di culto e il diritto di imporre la propria confessione ai sudditi. Era una sconfitta per una politica tutta tesa a un assolutismo integrale, religioso e di governo.
Ormai stanco e invecchiato, fra l’ottobre del 1555 e il gennaio del 1556 abdicò a tutti i suoi domini: lasciò al figlio Filippo la Spagna, i territori italiani, le Fiandre e le Nuove Indie, mentre cedette al fratello Ferdinando gli stati ereditari d’Austria. Si ritirò quindi a vivere nei pressi del monastero di Yuste in Estremadura, dove morì nel 1558.
- M. Beregno, Carlo V, voce in “Enciclopedia Europea”, vol. II, Milano, Garzanti, 1976, pp. 909-911.
- Carlo V e l’Italia, seminario di studi (Firenze, 14 – 15 dicembre 2000) a cura di M. Fantoni, Roma, Bulzoni, 2000 (‘Biblioteca del Cinquecento’; 101).
- J. C. D’Amico, Charles Quint maître du monde: entre mythe et réalité, Caen, Presse Universitaires de Caen, 2004.
- L’empire de Charles Quint (1516-1556), a cura di J.-P. Sánchez., Paris, Éditions du Temps, 2004.
- A. Köhler, Carlo V, traduzione di M. Zambon, Roma, Salerno editrice, [2005].