Cacciata dei Medici e ultima repubblica
Periodo:
1527 - 1530
Luoghi:
Firenze
L’11 maggio 1527 il contrasto che vedeva schierati la lega di Cognac, con papa Clemente VII de’ Medici, Firenze, Venezia, Milano, la Francia e l’Inghilterra, contro l’imperatore Carlo V d’Asburgo, sfociò nel Sacco di Roma da parte delle truppe imperiali: violando la sacralità della figura del pontefice, i lanzichenecchi tedeschi minacciarono Clemente VII, costringendolo a rinchiudersi in Castel Sant’Angelo.
Quei tragici giorni ebbero ripercussioni in tutta Italia, in particolare a Firenze, dove già il 26 aprile era scoppiato un tentativo di rivolta — il cosiddetto “tumulto del venerdì” — subito sedato dai lanzi. In quell’occasione l’assalto a Palazzo Vecchio provocò la rottura del braccio sinistra del David di Michelangelo.
Invece dopo il Sacco di Roma, il 16 maggio, una nuova rivolta più imponente e determinata guidata dalla fazione democratica e repubblicana tesa a rovesciare il potere dei Medici. Dopo la messa al bando, il cardinale Silvio Passerini da Cortona, dal 1524 governatore di Firenze per volere di Clemente VII, lasciò Palazzo Medici insieme ai rampolli di casa Medici suoi protetti, i giovani Ippolito, figlio naturale di Giuliano duca di Nemours, e Alessandro, figlio naturale di un altro membro di famiglia (si diceva fosse Lorenzo duca di Urbino, ma forse era lo stesso papa). Come loro, partirono alcuni fra i principali sostenitori dei Medici, fra cui gli artisti Giovan Francesco Rustici, Giorgio Vasari e Baccio Bandinelli.
Fra gli artefici dell’insurrezione c’era Filippo Strozzi sostenuto dalla consorte Clarice de’ Medici, sorella di Lorenzo duca di Urbino e nipote del Magnifico. In un precedente incontro in Palazzo Medici con il cardinale Passerini, Clarice aveva manifestato tutta la sua avversione nei confronti del papa e il suo disappunto nel vedere la prestigiosa dimora di via Larga e il governo della città in mano a parenti illegittimi.
Fu proclamata così la repubblica ispirata ancora dagli ideali di fra Girolamo Savonarola, come già quella del 1494. Il 31 maggio 1527 fu eletto gonfaloniere del nuovo governo, Niccolò Capponi, uomo di grande rigore morale, moderazione e ascetismo religioso. La carica annuale fu confermata anche l’anno seguente.
Il 9 febbraio 1528, con una solenne cerimonia, la repubblica si pose sotto la sovranità di Cristo. Il giorno seguente venne posta sopra la porta principale di Palazzo della Signoria la targa con l’iscrizione: “Jesus Christus Rex Fiorentini Populi S. P. Decreto Electus”.
Intanto Clemente VII cercava un accordo con l’imperatore Carlo V, stilato in forma di trattato a Barcellona (29 giugno 1529). Così il papa riconosceva la supremazia degli Asburgo in Italia, ma chiedeva per parte sua all’imperatore pieno sostegno per riportare in mano ai Medici il governo di Firenze ai Medici, nella persona di Alessandro, figlio naturale di Lorenzo duca di Urbino e nipote del pontefice. Inoltre, lo stesso Alessandro avrebbe dovuto sposare la figlia naturale di Carlo V, Margherita (allora di appena otto anni). La successiva pace di Cambrai stipulata fra Francia e Impero il 5 agosto segnò il definitivo predominio dell’Impero in Italia. Il 24 febbraio del 1530, infine, papa Clemente VII incoronò Carlo V nella chiesa di San Petronio a Bologna.
Intanto, fra la primavera e l’estate del 1529, spinta dal precipitare degli eventi, Firenze si preparava a resistere.
Il 15 aprile del 1529 il Capponi fu deposto, a causa dei rapporti epistolari che teneva con Clemente VII nel tentativo scongiurare il conflitto fra Firenze e le truppe pontificie. Tre giorni dopo venne nominato gonfaloniere di Giustizia, Francesco Carducci, personaggio intransigente e acceso antimediceo.
Michelangelo, tralasciate le commissioni medicee, fu nominato “generale governatore e procuratore” delle fortificazioni militari e si impegnò in particolare a rinforzare mura e bastioni a sud della città.
Nell’autunno l’esercito pontificio insieme a quello imperiale giunsero da sud in prossimità di Firenze. Tra l’ottobre del 1529 e l’agosto del 1530, le truppe asburgiche e pontificie cinsero d’assedio la città.
Il 2 dicembre il gonfaloniere Francesco Carducci fu sostituito da Francesco Girolami. Il 31 gennaio seguente il Girolami fece realizzare la targa con il sole di Cristo, i cherubini e l’iscrizione “Sol Iustitiae Christus Deus Noster Regnat In Aeternum” posta in Palazzo della Signoria sopra il portale fra la sala di Udienza e la cappella dei Priori.
L’inizio del nuovo anno vedeva una città provata dagli stenti, dalle privazioni, dalle malattie, provocate dall’assedio. A questo si aggiungeva il clima persecutorio nei confronti dei filomedicei — o sospetti tali — instaurato dal Carducci, in qualità di Commissario della Guerra.
Per evitare almeno il saccheggio, Malatesta Baglioni, al comando dell’esercito fiorentino, svolse segretamente le trattative per la resa, ormai inevitabile, con papa Clemente VII impegnandosi a consegnargli la città. Così il 12 agosto 1530 le truppe imperiali varcarono porta San Pier Gattolini ed entrarono in Firenze. Il 20 dello stesso mese il governo repubblicano si dimise e fu sostituito da dodici uomini di fiducia dei Medici.
Baccio Valori, in qualità di commissario di papa Clemente VII, si insediò in Palazzo Medici dove risiedeva “come un principe” (Segni…). La dimora di via Larga tornò ad essere la sede del potere decisionale della città, in mano ormai definitivamente alla famiglia del pontefice.
Il 20 ottobre Carlo V emanò un decreto con il quale riconosceva Alessandro de’ Medici quale capo della repubblica fiorentina
Alla fine del 1530 Baccio Valori fu sostituito da Nicolaus von Schomberg, arcivescovo di Capua. L’alto prelato giunse a Firenze il 29 gennaio del 1531 e prese dimora al primo piano di Palazzo Medici, nell’appartamento in facciata comprendente la cappella.
Il 5 luglio Alessandro I entrò in Firenze trionfalmente accompagnato dal messo imperiale Giovanni Antonio Muscettola.
- W.A. Bulst, Uso e trasformazione del palazzo mediceo fino ai Riccardi, in “Il Palazzo Medici Riccardi di Firenze”, a cura di G. Cherubini e G. Fanelli, Firenze, Giunti, 1990, pp. 98-129, p. 122, con bibliografia.
- A. Cecchi, A. Natali, C. Sisi, L’officina della maniera, in “L’officina della maniera. Varietà e fierezza nell’arte fiorentina del Cinquecento fra le due repubbliche 1494-1530”, catalogo della mostra (Firenze) a cura di Alessandro Cecchi , A. Natali e C. Sisi, Venezia, Marsilio 1996.