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Descrizione della Cappella maggiore del Palazzo dell’Ill.mo Sig.re Marchese Riccardi

Descrizione della Cappella dei Magi realizzata da un anonimo nei primi anni del XVIII secolo

Anonimo

post 1706

Firenze, Archivio di Stato, Riccardi 386, cc. 1r-2r ED. / CIT. IN: c. Acidini Luchinat, La Cappella dei Magi, Milano, Electa, 1993, p. 17

Descrizione della Cappella maggiore del Palazzo dell’Ill.mo Sig.re Marchese Riccardi

La Cappella Maggiore del Palazzo fu fatta fabbricare dal Padre della Patria Cosimo dei Medici nel tempo che egli si faceva murare il medesimo palazzo, circa l’anno 1300, ma perché nell’animo regio di quel grand’uomo non bastava di fare un santuario dove si avesse a sacrificare il figlio d’Iddio all’Eterno suo Padre, e lasciarlo come è venuta l’usanza comunale, è forse inferiore alle altre stanze, gabinetti e Gallerie, nell’addobbo delle quali la prodigalità non è più un vizio, così rese questa cappella il più bel luogo della sua abitazione, la volle per tanto assai capace, di forma quadra, con altra piccola Cappella in faccia per l’altare, e due sagrestie una per parte a comodo de sacerdoti, volle, oltre al soffitto tutto d’intaglio, toccato d’azzurro, e oro, oltre al pavimento intagliato di finissimo marmi i più rari in ogni genere, e fra questi molti e grandissimi pezzi in porfido orientale, del quale pure intiera è la gran mensa dell’altare tutta consegnata, e di porfido pure le tre parti che la sostengono, lavorate con buon gusto, oltre avervi collocato intorno un coro di prospere, con vari maestrevoli intagli, et intarsiature volle dico farla tutta dipingere dal più famoso pittore, che fosse in quei tempi nella Toscana. Elesse per tanto Fra Filippo Lippi (o come altri vogliono Benozzo Gozzoli) il nome del quale è relativo al suo valore nell’arte ed è bastevole elogio a questa gran opera effigiata in una tavola per l’altare la Natività di Nostro Signore Gesù Cristo, riempì tutte le restanti pareti di detta piccola cappella de nove cori de SS. Angeli, e questi in vari di nobilissimi atteggiamenti, altri espressi in adorazione, altri il cantare il gloria in Excelsis Deo, et altri nell’annuncio e visione ai pastori, effigiò // negl’angoli della facciata i 4 Evangelisti nelle tre parti poi nella rimanente gran Cappella dipinse la venuta de’ tre S: Magi alla adorazione del nato verbo eterno, col seguito corrispondente a tali personaggi, e cosa che rende estatico chi ben considera la molteplicità delle figure di grandezza quasi al naturale tutte diverse nell’idea, la varietà e bizzarria degl’abiti all’uso d’oriente, la inanità degl’animali, tanto volatili che terrestri, et in specie de cavalli in varie e spiritosissime positure, la quantità degl’alberi d’ogni sorte, di spineti di cespugli d’erbe et (?) vi si vedono, e pianure e colline e monti e dirupi e fiumi e rivi, in tal disposizione e proprietà che non si può finire d’ammirare ogni cosa è stato così esatto nelle regole della buona prospettiva, che nelle lontananze fa vedere bellissime cacce di cervi daini, capri cinghiali orsi et astori, nell’innanzi de’ più minuti animali, et in terra di piccoli animalucci et insetti, il portamento o l’aria di ciascheduno de re che occupano separatamente una per ciascheduno delle tre facciate, gli fa distinguere dagl’latri e nel regio loro portamento, e corte, composte alla moda de regnanti di quante nazioni abbia il mondo; In varie truppe di persone a piedi si crede che vi abbia effigiato i ritratti di molti personaggi allora viventi in Firenze, o nella Toscana perché appariscono delineati a tale fine e con la medesima diligenza infatti quest’opera oltre all’essere mischiata dove conviene, con le belle e antiche dorature, è terminata con tanta fatica, intelligenza e fantasia, che riguardarla tutta si rende all’occhio vaghissima et esaminando le sue parti tutte, sembrano miniate in perfetto contorno, e ritrovate d’ogni minuzia. Riceve questo santuario il lume, da una finestra sferica sopra l’altare che poco glie ne somministra, secondo il costume delle antiche chiese, nelle quali come il luogo d’orazione non si stima necessario per non distrarne la mente di chi ve le faceva.
La porta di marmo ben lavorato, e sopra vi si vede dell’istesso autore dipinto l’immaculato agnello che posa sul libro dell’Apocalisse firmato da sette sigilli res//tandogli dietro il candelabro dell’antica legge. Una bell’urna sostenuta da piedistallo di granito orientale lavorato con ottimo disegno conserva l’acqua santa avanti l’ingresso. Si tiene per certo che in questa cappella abbia celebrato più volte il sommo pontefice Leone X nel tempo che replicate passando di Firenze abitò nel Palazzo della sua regia famiglia, credendosi inoltre che vi abbia tenuti quei concistori, i quali poi furono pubblicati nell’antica chiesa di S. Gallo, ora demolita.
Non può dubitarsi ancora, che non sia stata pubblica in quei cinque anni nei quali il ser.mo Cosimo primo Gran Duca della Toscana abitò regnante in questo suo Palazzo, e nelle altre occasioni d’alloggi di personaggi consimili. Oltre un vivo lume, che giorno e notte vi sta acceso in venerazione di tante et insigni S, Reliquie che vi si conservano, cioè di quindici corpi di santi interi per quello che si trovò di loro nella estrazione delle catacombe, e di sopra cinquecento altri santi si solennizza giorno festiva nella seconda domenica del mese di maggio ogni anno, nel qual giorno per privilegio Pontificio è resa pubblica con indulgenza plenaria a chi la visita.
Non è ad alcuno inferiore la devozione che visi porta, mentre ciascuno della casa vi si semte tirato con religiosissimi moti del proprio spirito tenervi depositato il cuore, sperandone ogni patrocinio per i bisogni della propria anima e del corpo.