Pavimento della Cappella dei Magi
Periodo:
Entro il 1459
Committente / Collezionista:
Luogo:
Firenze, Palazzo Medici Riccardi, Cappella dei Magi
Commesso di marmi e pietre dure (porfido rosso, scaglia rossa umbra, porfido verde antico, serpentino verde, marmo bianco di Carrara, granito bigio bardiglio, gialla montagnola senese, breccia).
Il pavimento della cappella di Palazzo Medici è in marmi e pietre dure a commesso. Il marmo bianco delle Apuane e il verde di Prato — consueti nei rivestimenti architettonici fiorentini sin dall’epoca romanica — si accostano a materiali ben più pregiati, quali il porfido rosso, il serpentino verde, il granito bigio e rosso antico, che pare vogliano riecheggiare lo splendore degli ambienti imperiali.
Il disegno degli intarsi distingue il piano della scarsella da quello dell’aula. Giocato sulla combinazione di elementi quadrangolari e circolari, tale disegno si sviluppa intorno quattro figure geometriche principali che segnano altrettante aree: il rettangolo ortogonale all’ingresso originario al sacello, il disco circoscritto in un quadrato nell’aula, un rettangolo stretto e lungo che segna il gradone di passaggio fra i pilastri, un grande rettangolo trasversale al centro della scarsella. Dalle misurazioni effettuate durante l’ultimo restauro è stato notato che le quattro figure geometriche sono accomunate da un modulo di circa 48 cm, corrispondente alla dodicesima parte della lunghezza massima della cappella.
Nell’aula il disegno michelozziano del pavimento teneva conto non solo dell’articolazione dello spazio architettonico ma anche della distribuzione del futuro arredo, in particolare del coro ligneo. Dunque, quando quest’ultimo fu rimosso e rimaneggiato a seguito delle manomissioni strutturali secentesche furono scoperte sezioni pavimentate in mattoni a spina che furono per l’occasione integrate con aggiunte di litostrato. Il grande disco in porfido centrale è incorniciato da una corolla di quattordici tondi a intarsi marmorei bianchi e verdi, il cui disegno richiama poligoni regolari. Il cerchio così formato è a sua volta iscritto in un quadrato. Negli spigoli sono rappresentati anelli con la punta di diamante con cartigli, impresa medicea che ricorre anche nel soffitto della scarsella.
Nel gradone di passaggio la lastra rettangolare al centro che intacca i cerchi concentrici laterali andò probabilmente a colmare il vuoto lasciato da una targa marmorea sagomata recante un’iscrizione celebrativa o dedicatoria, rimossa a seguito di eventi cruciali (quale per esempio, la cacciata dei Medici nel 1494).
Nella scarsella, il pavimento è stato probabilmente rimaneggiato con inserti posteriori riconoscibili intorno all’altare nei due rettangoli di mischio giallo ai lati e nel rettangolo bianco davanti al gradino.
Il disegno del pavimento nell’aula trova delle analogie con l’ornato del soffitto ligneo della scarsella, mentre il disegno del pavimento nella scarsella richiama quello del soffitto ligneo dell’aula.
Il disegno del pavimento è stato tacitamente riferito a Michelozzo, essendo costui considerato l’artefice dell’intero progetto architettonico. Diversamente Cristina Acidini (2003) nota che l’originale ornamentazione trova corrispondenze piuttosto nelle prime opere di Andrea del Verrocchio, come la lastra pavimentale sopra la tomba di Cosimo il Vecchio in San Lorenzo (1465-67 ca.). La studiosa quindi propone di considerare il litostrato della cappella medicea una prova precoce dello stesso Verrocchio, posto sotto la direzione di Michelozzo, dopo la morte del primo maestro, l’orafo Antonio Dei nel 1457, e prima di aprire la propria attività nel 1460-61.
Giuseppe de Juliis (1992) ritiene che al posto del rettangolo di marmo bianco davanti all’altare nella scarsella, ci fosse in origine il commesso marmoreo, costituito da cerchio e rettangolo, presente ora nel pavimento dell’alcova di Cassandra Capponi, al piano terra del palazzo, incorniciato da tarsie di epoca romanica di spolio.
Maria Teresa Bartoli (2003) presenta una interessante interpretazione del disegno del pavimento. La combinazione di figure geometriche e delle loro proporzioni numeriche è messa in relazione con la concezione simbolica della matematica e della geometria propria della filosofia neoplatonica, il cui misticismo ha accenti ecumenici aprendosi a influenze dall’ebraismo, dal cristianesimo, dall’islamismo.
Fra le varie manomissioni che il pavimento ha subito, l’Acidini (1992 e 2003) ha notato che la lastra rettangolare di granito sul gradino della scarsella è stata inserita posteriormente danneggiando e intaccando gli intarsi circolari alle estremità: evidentemente la lastra andava sostituire una cartella sagomata in marmo bianco con epigrafe dedicatoria. Secondo la studiosa nella targa perduta doveva essere iscritto un distico riportato in una raccolta di settanta componimenti di Gentile Becchi insieme a un titulus che lo associa proprio alla cappella di Palazzo Medici (Grayson 1973). Diversamente Caglioti (2000) ha dimostrato che il distico era iscritto su una delle porte di ingresso alla cappella e ritiene che nella targa sul gradino si leggesse invece una epigrafe dedicatoria e celebrativa probabilmente in prosa (sulla questione si veda la Scheda generale sulla Cappella dei Magi / Notizie Storiche).
Nella primavera del 1459, quando Gian Galeazzo Sforza fu ricevuto nella cappella da Cosimo il Vecchio de’ Medici, il pavimento — come il soffitto — erano conclusi e impreziosivano il sacello.
Il pavimento a intarsi lapidei si ispira ai modi del tradizionale romanico fiorentino, ma anche ai motivi ornamentali cosmateschi e islamici (i quattordici dischi), traducendoli in termini di regolare geometria delle forme e ricercata raffinatezza dei materiali in sintonia con le istanze dell’umanesimo coevo. Infatti tale gusto ornamentale ed erudito trova rispondenza con le teorie di Leon Battista Alberti e le sue opere per i Rucellai, come il tempietto del Santo Sepolcro in San Pancrazio. Il pavimento della cappella riflette anche l’interesse di Cosimo il Vecchio e poi di suo figlio Piero per i marmi pregiati e per le pietre dure, che si riflette anche nel collezionismo di vasi e gemme antichi e nelle tombe in San Lorenzo.
Come è stato di recente osservato (Acidini 1992, 2003), la lastra rettangolare in porfido sul gradino della scarsella andò a sostituire una cartella sagomata in marmo bianco. Nella targa era iscritta probabilmente un’epigrafe dedicatoria, che deve essere stata vittima di un intervento censorio in un momento di rivolgimenti drammatici per la famiglia Medici, probabilmente nel 1494-95 in occasione del sequestro di Palazzo Medici da parte della Repubblica.
Alla fine del XVII secolo, quando, in occasione dei lavori per lo scalone d’onore, è stato tagliato l’angolo sud-ovest della cappella, è andato perduto la porzione di pavimento corrispondente.
Per maggiori dettagli sulle vicende storiche che hanno riguardato il pavimento, si veda la Scheda generale sulla Cappella dei Magi (Notizie Storiche e Cronologia).